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GIOVANNI PASCOLI
VITA
Rappresenta un rinnovamento di tutta la letteratura italiana. È più profondo sia nella scrittura che nella forma
Appartiene a una famiglia di piccola borghesia, dove il padre venne assassinato.
Laureato in lettere, insegna nelle università. Si dedica e partecipa ad una manifestazione socialista e verrà arrestato. Passerà alcuni mesi in galera.
Ha due sorelle che si prendono cura di lui, verso le quali prova un senso di gelosia massimo.
Non si sposa mai e non ha mai avuto storie d’amore.
PENSIERO
POETICA
TEMATICHE
RINNOVAMENTI
OPERE
1891: Myricae = tamerice, è un fiore. Descrive il paesaggio semplice. Sembra descrittivo, ma non ha un significato simbolico. Ci sono molti elementi della realtà. Tecnica del correlativo oggettivo: l’oggetto descritto è correlato a uno stato d’animo. Quindi l’oggetto perde la dimensione effettiva e acquista uno stato d’animo
1897: i poemetti
- sono testi non scritti in poesia che hanno però carattere poetico. Rappresentano la vita di campagna nei vari momento. La vita dei contadini ed è la vita positiva dove l’ambiente è bello.
1903: i canti di Castelvecchio: parla della vita ed è la continuazione della 1° raccolta. Racconta le sofferenze dell’uomo e il mistero della vita
POEMI CONVIVIALI
Convivio: rivista dove sono stati pubblicati
Parlano del mondo antico
Racconto del passato: condizione umana di sofferenza
ULTIME RACCOLTE
Manifesta il suo impegno politico, si propone come poeta vate, cioè propone di lanciare messaggi e istruire i suoi ideali (socialismo). Vuol però trasmettere anche altri valori, come il nazionalismo e il colonialismo
TEMPORALE
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.
Un brontolio lontano annuncia un temporale…
Verso il mare, all’orizzonte, il cielo è rosso, infuocato; verso il monte è nero come la pece, rischiarato qua e là da qualche nube frastagliata e sfilacciata; nel nero che domina questo paesaggio si distingue una casa bianca che spicca come un’ala di gabbiano.
Bubbulìo: onomatopea. Comunica una sensazione di tristezza.
Alliterazione: segnata dal colore rosso. Comunica la sensazione di prolungamento del temporale.
Similitudine: “Rosseggia l’orizzonte come affocato, a mare”. Comunica sensazione di un paesaggio caldo.
Metafora: “nero di pece” e “stracci di nubi”. La prima comunica una sensazione di buio e la seconda di tristezza.
Il termine “affocato” significa infuocato.
Rosso: simboleggia il caldo.
Nero: simboleggia la morte, la tristezza ecc.
Bianco: simboleggia la vita, la speranza e la purezza.
L’immagine naturale che ne scaturisce è quella di un paesaggio marino in tempesta.
Il casolare viene visto come un’idea di speranza all’interno di un paesaggio che comunica solo tristezza.
Poiché il gabbiano è simbolo di libertà e di purezza, il poeta paragonandolo al casolare ha attribuito tali qualità al casolare.
NEBBIA
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,
da' lampi notturni e da' crolli,
d'aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto,
la mura ch'ha piene le crepe
di valerïane.
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui, quest'orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
Analisi testuale
Lo spazio:
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NOVEMBRE
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
E del prunalbo l’odorino amaro
Senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
Di nere trame segnano il sereno,
E vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
Sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
Odi lontano, da giardini ed orti,
Di foglie un cader fragile. È l’estate,
Fredda, dei morti.
Ci troviamo in una giornata di novembre. Il sole è così limpido, così mite è la temperatura, che per un istante ci dimentichiamo dell’inverno che è appena iniziato e avvertiamo in fondo al nostro cuore l’odore soave del biancospino, cioè un tipico profumo primaverile. Ma, nonostante tutto, gli alberi sono spogli, le piante stecchite. Vuoto è il cielo senza uccelli e cinguettii. Intorno c’è un silenzio spento, nel quale i sensi avvertono i rumori più remoti. E’ l’estate di San Martino, detta anche estate dei morti.
In quest’ambientazione, Pascoli “tesse” la sua poesia: “Novembre”.
La prima strofa rende l’impressione di un’improvvisa primavera, ma la seconda ribalta la prima e, intessuta da una fitta trama di parole chiave (secco, stecchite, vuoto, cavo, tonante..) avvia verso la conclusione e legittima il tono della terza. Quest’ultima è tutta incentrata sulla constatazione di una fredda legge di morte come unica e vera realtà che rimane dopo la momentanea, effimera, illusione di colori e profumi primaverili.
La poesia può esser, però, vista sotto un’altro aspetto.
Le tre strofe sono l’immagine delle “stagioni della vita umana”. Nella prima strofa c’è la rappresentazione della fanciullezza; tutto è descritto con aggettivi soavi che rendono la strofa dolce e spensierata, come l’animo di un bambino.
Nella seconda si raggiunge la maturità; in mezzo a “ricordi di dolcezza” (come il sereno) ci sono nuove preoccupazioni, c’è la presa di coscienza di una solitudine che accompagna la vita dell’uomo e della caducità della vita umana.
Infine, nella terza ed ultima strofa, si raggiunge la vecchiaia, periodo in cui “l’angelo della morte” accompagna l’uomo in lunghe passeggiate immerse nel silenzio, nella solitudine, verso la via del non-ritorno.
Pascoli inserisce anche, nella seconda strofa, una critica “vellutata” alla società che lo ha accompagnato a quel tempo:
“..[…] cavo al piè sonante
Sembra il terreno”.
Con queste parole, l’autore critica i suoi contemporanei per non esser stati capaci di ascoltare le sue parole.
Essi sono paragonati al terreno, dove il suo “piè sonante” non trova segni di vita. Pascoli bussa alle loro porte, ma nessuno è disposto ad ascoltarlo; come quel seme carico di vita che cade in un terreno infertile e muore, così le sue parole sembrano non esser ascoltate.
Proprio per questo il componimento è “SIMBOLISTA”. Pascoli traduce l’essenza della poesia con dei simboli in modo farla apprezzare soltanto a coloro che sono disposti ad “esser fecondati”.
Fonte: http://itcgramsci.altervista.org/download/italiano/12_giovanni_pascoli.doc
Sito web da visitare: http://itcgramsci.altervista.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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